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12/11/2005 CULTURA  
Bruno Russo- I PACIFISTI LEGGANO RATZINGER ( da 'Libero' del 12/11/05 prima pagina )
Un messaggio di Benedetto XVI certe volte può essere visto come un proclama, un discorso che appartiene ad una corsia ideologica di tipo preferenziale, ma deve rientrare nei compiti spirituali che un servo di Dio di cotanta elevatura deve estendere a quell'immenso mare di fedeli che come tutti noi, anche attraverso lo sfogo delle parole aspettano una direzione per il loro cammino. Tra queste ce ne sono alcune che, nella mia interpretazione, spero che tentino di ricordare che avere oggi fede significa non solo credere in Dio ma soprattutto credere nel prossimo, in colui che è Dio che si è fatto uomo, anche se è una cosa difficilissima, ma proprio per questa più intererssante: "Basta odio e fanatismo" significa ricondursi all'umiltà dei sentimenti perchè l'odio e l'assassinio offendono il Signore e l'uomo nella stessa maniera, sono il consiglio da seguire per allenare l'intelletto che a volte può sentirsi solo. Il Pontefice coevo, ma anche il precedente, hanno puntato il dito contro la mancanza latente di umanità sulla terra, una assenza che nella sua tragica espansione in ogni tessuto sociale, con svariate forme di odio e rabbia, sta creando un nuovo status di vita sul nostro Pianeta. Nel contempo il Pontefice ha voluto ricordare che ogni cittadino europeo ha un ruolo fondamentale, perchè è chiamato in causa per assumere il compito di essere punto di riferimento, per la sua storia, tradizione e cultura, al processo di pacificazione tra i popoli, che sta fondamentalmente alla base per accrescere la fede, la speranza e soprattutto la voglia di amare senza quella paura di essere disillusi da un meccanismo collaterale, prima o poi. Dal momento che l'uomo ha paura del vicino, il Pontefice invoca direttamente e spesso la mano del nostro Signore, considerando anche che il nostro vecchio continente ha una tradizione di fede, che si può rendere necessaria per contrastare ogni ideologia che di spirituale non ha proprio niente, anche se parte dalla disperazione di gente stanca ed oppressa che attua un processo di disgregazione come quello del tessuto sociale a cui è sottoposto. L'odio chiama odio, perchè certe volta sono atteggiamenti deviati di un bisogno remoto di dolcezza, partecipando così ad un gioco macabro che finisce con la disperazione della solitudine. Occorre ascoltarle queste parole, perchè possono aiutare e non poco in quella ricerca di fede che non può non prescindere dalla rivoluzione interna che chiude la realtà dentro una propria isola, eliminando dal nostro spirito i danni del materialismo e partecipare al processo di comunanza senza che nessuno si debba essere inferiore o migliore degli altri, senza che nessuna idea si debba sentire lontano dalla fede quando viene partorita dall'onestà, dalla sincerità e soprattutto da quella ricerca continua dell'amore. I giovani devono aver sentito qualcosa di diverso nelle parole degli ultimi due pontefici perchè la loro presenza non è motivata solo dal bisogno di fede in un mondo allo sbando, ma dall'aver sentito nell'aria che qualcosa sta cambiando perchè un Papa che non ha fatto altro che andare lui incontro agli altri è stato il principale esempio e maestro, di quello che bisogna fare per avere la giusta fede ed essere corrisposti con gioia.

Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo
 

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