Benedetto XVI si è affacciato all’ora esatta della morte di Giovanni Palo
II per ricordare una tragica fine che deve rappresentare un teorema di
continuità della fede e della speranza. Il suo ricordare che il
predecessore ha dato alla sofferenza dignità e valore testimoniando che
l’uomo non vale per il suo apparire, significa ricordare quali insegnamenti
Papa Wojtyla ha cercato di comunicare all’uomo per abbattere la dimora di
materialismo e superficialità nella quale egli vive ormai da troppo tempo.
Potranno tuonare quanto vogliono coloro che vedono in questi messaggi un
tentativo di ingerenza nella politica, quando è proprio il pensiero
comunista che ha innestato la politica nella spiritualità e nella
dimensione più umana dell’uomo. Infatti a riprova di un insegnamento di
umiltà e di povertà che contrasta il modo di vivere attuale, il Papa ha
ricordato che la sofferenza finale di Woityla lo ha privato lentamente di
tutto, spogliandolo di tutte le sue certezze fisiche ma non della forza di
spirito che permette di resistere alla sofferenza fino alla fine.
L’esigenza di spiritualità e di ritorno ai valori è forse la cosa più
importante che la società si deve augurare, è la base per ogni approccio
politico, economico e sociale che possa ridare un pochino di dignità ad una
società che perde colpi giorno dopo giorno. Non metto in dubbio che
esistano molti uomini di sinistra la cui spiritualità è elevata, ma la
lotta contro il materialismo imperante, la battaglia per i valori della
famiglia, il mantenimento dei valori cristiani come riferimento per
ricordare proprio ‘il significato della sofferenza’, non mi sembra sia
contenuto in alcun programma di sinistra.

Bruno Russo