Isolando, ed era ora, i problemi che ci affliggono, tuffiamoci nel mare azzurro e dopo l’aperitivo delle sette, corriamo a prepararci per la serata in discoteca, al ristorante o compiendo cinquanta volte, come una piscina, le vasche delle vie capresi più in.
Quest’anno i giornali saranno più puliti delle incresciose vicende di zuffe, che hanno contraddistinto le serate capresi dell’anno scorso, grazie ad una azione organizzata e incisiva delle guardie di sicurezza che stanno fuori i locali e che alle cinque hanno solo il tempo di bersi una red-bull per smaltire la tensione di una notte intera, che non è poco.
Come sardine impazzite, i ragazzi cercano di entrare in un locale già stracolmo di Capri. Non si capisce nulla e sono quasi le due di notte. Molti sono già ubriachi, anche se non cotti al punto giusto. Gli unici ad essere però sudati sono loro, gli agenti della sicurezza, prima buttafuori e ora vere guardie in borghese, rigorosamente in abito grigio, camicia bianca e cravatta; svezzati in agenzie di selezione e formazione. Uno di loro, Marco Di Caprio, un “ dog security” nella terminologia attuale, seleziona in Campania le persone adatte, e allena i colleghi a respingere l’ennesimo attacco dei ragazzini scatenati, o sedare la rabbia di un giovane che ha saputo che la propria ragazza era già entrata, in compagnia di un altro però.
Non è facile affrontare situazioni del genere, ma se non ci fossero loro le zuffe a iosa sarebbero capolino sui media anche quest'anno, soprattutto perché vige un fenomeno diffuso a Capri, che è conseguenza dell’uso di alcool nei ragazzi da far paura: l’ennesima ragazza ubriaca fradicia si avvicina nel locale ad uno qualsiasi e gli sussurra frasi provocanti, e può essere anche difficile resistergli. Scatta così la trappola: dal buio esce il vero ragazzo o il fratellino rambo, che inizia a litigare con lo sprovveduto; il resto lo possiamo immaginare.
Non sottovalutiamo queste situazioni; è vero che faremmo qualsiasi cosa per fare felici i nostri figli, ma è anche vero che l’uso dell’alcool è cosa di cui non ce ne rendiamo conto, almeno fino alla “faccia” di un padre che deve incontrare la sua figlia che vomita accasciata sul marciapiede, con il bicchiere rotto in mano, senza che nessuno se ne frega perché ormai nlla società vige il detto “peggio per lei”. Questo non è accettabile, in tutti i sensi parlando.
Almeno ci sono loro, le forze di controllo autorizzate, che prendono per il bavero o per l’orecchio colui che vuole alterare la situazione con la violenza, e portare la debole ragazza a bersi il doppio della razione alcolica, alla fine della serata burrascosa.
L’estate di una volta la possiamo immaginare, era molto diversa da adesso; perché nel mondo ci sono belle persone, anche oltreoceano, che decidono di scherzare con la propria vita, e quindi giocare con la morte.
La libertà è tutto, ma spesso occorre qualcuno che con la camicia bianca fradicia di sudore, somigli a quei soldati che fanno la posta alla notte davanti alla caserme; essendo la nostra salvezza, perché la notte è bella anche senza la rabbia, e la musica nessuno la deve uccidere.





BRUNO RUSSO