La nuova iniziativa del Natale 2009 riguarda l’organizzazione commerciale della vendita dei presepi e dei pastori artigianali, nella zona che circonda le note botteghe degli orefici. Il caso ha voluto che la rappresentazione dell’artigianalità napoletana che ha fatto eco in tutto il mondo, e che comprende adesso anche i Marrazzo e i trans di turno con gli occhi di vetro, sia affiancata ad un altro tipo di artigianalità, che fin dall’antichità caratterizza Napoli come sede delle botteghe della lavorazione di materiali preziosi, fatti da persone che oltre alla tradizione, posseggono una esperienza e conoscenza ottenuta con scuole specializzate e corsi di formazione, oltre a stazionare nel proprio sangue. La zona degli orefici è un esempio di arte antica che dovrebbe essere maggiormente sfruttata dalle scuole, per intingere i ragazzi di un interesse inusitato, nei confronti di forme ed espressività che vengono realizzate nel cuore della Napoli di un tempo, e spesso vendute anche nelle principali gioiellerie della città. L’arte presepiale e quella orafa, si trovano a mostrare quasi a braccetto i loro prodotti, e il messaggio che si deve leggere tra le righe va ben oltre le finalità commerciali e natalizie del momento. Napoli arranca a malapena con la sua produttività in generale, e solo il suo vivido potere artigianale, riesce a comporre nelle occasioni in cui la sua veste è al centro del mondo, l’espressione migliore della capacità di una piccola imprenditoria che è tartassata dalle tasse e dalla crisi, come il singolo cittadino. L’orafo oggi non vive una situazione facile, perché il prezzo dell’oro è salito alle stelle e ogni giorno oscilla la sua entità come una barca in mezzo all’oceano in preda al mare grosso, comportando difficoltà non irrilevanti sia a chi vende che a chi compra, e limitando la produttività di un’arte artigianale che proviene da una tradizione classica millenaria, che si perde nella notte dei secoli. Molti gioielli realizzati con tecniche antiche, ricordano infatti i preziosi che sono stati ritrovati dopo l’eruzione del Vesuvio, e che nel loro disegno non disdegnano alcune intelaiature che sono nate dall’esperienza dell’arte ellenica. La cura dei particolari e l’uso dell’argento come ritrovato materiale prezioso, che certe volte brunito o senza rodiatura per farlo lucido, è ancora più accattivante e fascinoso, risulta vincente proprio nel richiamo all’antichità che oggi nasce spontaneo per cultura e anche per le sperequazioni della gioielleria classica, che non riesce a trovare dei disegni originali e rivoluzionari, se non nelle costose maison di Cartier, Bulgari e così via, ma neanche con grandi emozioni. Certe volte la semplicità in un oggetto si affianca al gusto e al concetto stesso di bellezza, che proprio i greci ci hanno insegnato e che i romani abbandonarono solo nella loro fase di declino, quando si doveva pompare esageratamente la figura del monarca con aspetti vistosi che riproducessero la sua, anche se relativa, potenza. Presepi e botteghe degli orefici stabiliranno un percorso comune, ce lo auguriamo, capace di inviare un messaggio preciso non solo agli addetti ai lavori, ma a coloro che gestiscono i soldi nostri e non sono nella maggioranza politica come ci fanno credere, ma in tutte le realtà imprenditoriali e nei grossi Istituti di Credito, che non riescono a conformarsi ancora allo stato delle cose, nonostante che dal sud parte ogni giorno l’ennesimo messaggio nello spazio e che dice: da noi esiste una realtà artigianale e imprenditoriale che parte dalla capacità delle singole persone, che hanno spostato l’arte nel sangue, quella nell’arrangiarsi e quella che nasce da dote di inventiva, nella realizzazione di presepi, di oggetti preziosi e di progetti più grossi che non devono restare nel piccolo guadagno ma spostarsi in un investimento a più grande raggio, fomentato e foraggiato opportunamente da chi può farlo.
BRUNO RUSSO
Fonte: Bruno Russo