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16/07/2005 cultura  
Bruno Russo- ARMAGHEDDON
Sulla terra ci si prepara all'atto finale. I preparativi si sono avviati in grande stile ed i locali sono stracolmi di gente; essi non vogliono pensare bensì immergersi nella musica più assordante e trasgressiva per sognare, sognare, sognare. La notte è scesa da tempo sul mio campo e lo illumina con una luce particolare, languida, attaccata, fioca affinchè due volti possano avvicinarsi di più ad essa per guardarsi negli occhi e desiderarsi, senza regole e per sempre. La mia edera si è attaccata troppe volte sopra i muri e da essi se n'è poi staccata; lenta è caduta in terra per poi posarsi ed essere dimenticata. Ma lontano, molto lontano, su una spiaggia africana si sono riunite molte tribù indigene, hanno saputo qualcosa, si interrogano, poi una decisione comune, non sofferta, afferrano gli enormi tamburi e legandoli al corpo si avvicinano alla riva e guardano all'orizzonte e ad una luna misteriosa, iniziano anch'essi a suonare con una forza inaudita, tutti assieme, un ritmo che ti prende, ti porta verso l'estasi, sempre di più. Intanto, contemporaneamente, da noi si stanno per affrontare due eserciti che non hanno identificazione: le donne stanno nell'uno come nell'altro, i preti ed i sacerdoti anch'essi si dividono le truppe ed organizzano la scena, con cavalli mai arsuti e lustrati a dovere. Si avvicina l'ora, perchè lo voglio, lo vogliamo tutti, lo aspettiamo nella sua forza, come un terremoto che scuoterà la terra, che la farà tremare finchè tutti ci saremo calmati. La chiesa se n'è andata da questo campetto, forse non ci è mai stata, eppure io ci entravo sempre e scorgevo quel prete stanco della vita, dall'aria buona quanto calpestata, accasciato sullo scannetto mentre sembrava confessare se stesso. Mi guardava con quelle pupille lente dal basso e sembrava per tedio voler respingere anche me. Accendevo qualche candela per illuminare il Signore del mio dolore, affinchè qualcosa potesse cambiare ma poi niente è cambiato. L'amore se ne è andato, l'ha fatto più volte, io adesso ne vedo sempre di meno, esso si è staccato dal sacrificio, da un sacrificio che è stato male interpretato proprio da chi lo doveva fare interpretare agli uomini, perchè ne ha fatto un impegno mentale e non di cuore. Il mio cuore sta vibrando come la terra, sento venir meno tutte le membra ed aprirsi una crepa insanabile che non si schiuderà mai. Qualcuno dovrà capire, anche pagare se necessario, ma dovrà necessariamente, doverosamente capire. Intanto su questa sedia sta riposando il tempo aspettando ch lei si faccia viva, bella, bellissima, bionda come il sole, che in barba a tutto il pudore di questo mondo ipocrita le possa io regalare per sempre il mio amore ed aiutarla e sorregerla in ogni suo desiderio. Sento che la festa tra un poco inizierà e sarà terribile, gli eserciti si affronteranno con tutto l'ardore conservato nei secoli e si conteranno più facilmente le stelle che i nostri cadaveri buttati in terra da una vita, che è stata male impiantata perchè per fare capire l'amore ha reso martire l'uomo. Silenzio, facciamo tutti silenzio, almeno per una volta o per sempre se ci riusciamo, che gli eserciti stanno per uscire allo scoperto ed affrontarsi in questa vallata...ma cosa succde? Chi è quel punticino che osa affrontare l'arena ed attraversare la scena che sta per essere invasa? Lo vedo lento, basso camminare verso una sponda. E' un bambino, piccolo, minuto, cammina lento, vestito da Piter Pan, nei suoi occhi risiede qualcosa che ha visto e che gli ha fatto del male insieme a qualcosa che ha visto e che lo ha fatto invece sognare. Lento, tenero, cammina verso l'esercito bianco, quello pulito ed onesto, sembra volerci arrivare. Nel mentre il suono dei tamburi africani si fa violento quanto lontano, tutti lo stanno suonando inebriati nel cuore in quella grande spiaggia che viene dal Sud. Il piccolo è arrivato alla sponda ma il suo viso si è fatto buio, un cavaliere col drappo bianco gli si avvicina per accarezzarlo e capire....lui, il piccolo, abbassa gli occhi e gli esce una lacrima, poi tira una fune attaccata alla maglia e si fa esplodere.....ma dalla deflagrazione cadono solo giocattoli, pupazzi, tanti da ricoprire un intero campo. L'atto finale non ha più luogo, ha vinto l'esercito nero, quello sporco, brutto, tetro, infido. Quello bianco non ha voluto neanche combattere, adesso sta raccogliendo ancora i giochi per terra. Mamma perchè mi hai voluto qui?

Il crimine più grande che l'umanità sta compiendo è la morte di bambini innocenti e la responsabilità parte da chi da duemila anni pratica il bene e ci fa diffidare dei sogni.

Bruno Russo.
Fonte: Bruno Russo
 

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