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11/10/2005 CULTURA  
Bruno Russo-COMPRENDERE IL VALORE DI UNA IDEA
Come si possono innestare tante polemiche sulla nostra partecipazione al
processo di pacificazione in una terra martoriata da sempre, senza conoscere da dove nasce veramente tale contributo militare? Ma
ancora di più, come si può definire le nostre forze come truppe di
occupazione se non lo sono neanche quelle americane, dal momento che esse sono state invocate a gran voce dal mondo arabo moderato
per stanare un dittatore che stava mettendo in ginocchio la libertà di un
paese? La risposta non è difficile, perchè la vera libertà, quella
sentita e che assomiglia tanto ai sentimenti più puliti e profondi, viene
da una seria conoscenza della sofferenza e si mostra quando ci
spogliamo di tutte quelle cose alle quali siamo legati senza
giustificazione di quelle da cui siamo sottoposti secondo un rito di
schiavitù ideologica. Se non si comprende questo non si può comprendere il valore e la forza di una idea e non la si può portare avanti, con quella serietà e decisione che appartiene ai cuori più nobili perchè ricchi di umanità. La tecnologia delle parole di certi politici sul problema in
Iraq, è sempre priva di quella sinergia abile ad attivare un qualcosa
di politicamente valido: sono frasi sintetiche, il cui primo danno è
a carico dei nostri soldati che si ritrovano sovente delle manine
innocenti nelle loro più grandi e sentono il bisogno di difenderle
ad oltranza, perchè il nostro non è mai stato un ruolo offensivo, anzi è
stato soggetto a dei regolamenti talmente ferrei da disabilitare l'uso
delle armi in molte occasioni ed aumentare il rischio. Questa è l
'occupazione perpetrata dai nostri soldati a Nassiriya? E' vero,
stanno occupando il cuore di coloro che si sono sottratti al processo del
soppruso ed hanno provato a guardare al loro orizzonte: non vi hanno
trovato soldati in assetto di guerra ma volontari pronti a difendere con
la propria la vita di povera gente indifesa, svolgendo così un
compito reale e concreto di ricostruzione di uno stato di pace. Se ciò
che è vero sulla carta non è possibile realizzarlo nei fatti è perchè
il fine dei terroristi, è smontare presso la gente Irachena il concetto
sopra esposto trasformando il compito dei nostri militari in qualcosa
di offensivo ed ingiusto. E' proprio in questo modo che le tesi di chi
fiancheggia il terrore collimano con quelle di chi non comprende il
ruolo dei nostri soldati in Iraq e si ostina a non volerlo sorreggere
politicamente, arrivando persino ad essere applaudito dagli esponenti
della resistenza Irachena, ma è tutto assenza di conoscenza: chi si
lancia con un'autobomba contro ragazzini che chiedono dolci ai soldati,
desidera solo punire quel connubbio insolito tra militari e popolazione,
tra bene e male, che getta le basi per educare la gente a non odiare
chi li ha liberati dalla vera oppressione che è la perdita della libertà.
Gli orecchi da mercante non possono non ammettere che il lavoro dei nostri soldati è l'espressione della vera pace, l'unica possibile in quella zona, costruita con tante incertezze ma con più convinzioni, come quella che si ha quando si guarda un piccolo Iracheno: ci si accorge di quella vita in un attimo e si desidera che essa debba durare una eternità.

Bruno Russo

Fonte: Bruno Russo
 

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