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12/11/2006 CULTURA  
Elvira Brunetti- MOSTRA EGITTOMANIA AL MUSEO NAZIONALE DI NAPOLI.
Al museo archeologico di Napoli é in corso fino al 27 febbraio una mostra pregevole per il tentativo di dare una spiegazione al fascino del mistero dell'antico Egitto, responsabile della penetrazione nella nostra terra, per esempio, di una tradizione religiosa che soppiantò i culti locali.
Il titolo della mostra è "Egittomania", un nome che vuole evidenziare i momenti di contatto, ma soprattutto, di assimilazione di elementi appartenenti alla millenaria civiltà subito dopo la conquista dell'Egitto, prima ad opera dei Greci e poi dei Romani.
All'ingresso della mostra c'è un superbo allestimento di reperti provenienti dall'Iseo di Benevento. Al centro campeggia una statua di Domiziano nelle vesti di un divino faraone. Mentre intorno non meno importanti ci sono divinità animali, rappresentazioni di Iside ecc.
Seguendo l'itinerario espositivo al primo piano si possono ammirare monili e scarabei azzurri che provengono da Pithecusae (Ischia) o da Cuma, assieme a vasellame rituale, statuine (ex voto).
Il culto di Iside si diffuse in Campania con l'arrivo nel porto di Pozzuoli di marinai e commercianti alessandrini. La dea, sposa infelice di Osiride e madre di Horus, era il simbolo delle qualità femminili per eccellenza, come la fedeltà e la maternità; proteggeva inoltre i naviganti e attraverso i riti misterici assicurava la vita ultraterrena.
Due imponenti statue di Iside a grandezza naturale sono la visibile testimomianza di quanto fosse radicata la religione egiziana. Essa scomparve, pare, solo con l'avvento dell'imperatore Giustiniano.
L'Iseo di Pompei, costruito nel II sec. a.C., è rappresentato su scala ridotta da un magnifico plastico, mentre i sontuosi affreschi originari, stanziali al museo di Napoli, offrono un panorama di alcune fasi cultuali e dei luoghi deputati alle cerimomie religiose.
Quando nel '700, in seguito agli scavi borbonici, fu scoperto il tempio di Iside e soprattutto dopo la campagna di Napoleone in Egitto, la moda egittizzante prese piede dovunque.
Sono esposte delle raffinate ceramiche da tavola, di epoca borbonica.
Ancora nell'800 notevoli dipinti ad olio esprimono il gusto egiziaco, così come una bellissima scultura del D'Orsi, recante il naoforo di Osiride, vuole ricordare la forte attrazione dell'epoca per la civiltà nilotica.
Il fascino legato all'antico Egitto è sempre attuale, anche se ci sono stati dei tempi - e lo scopo della mostra è questo - in cui esisteva una vera e propria egittomania.
Il passaggio dal mito alla storia, intesa come scienza, avviene grazie alla decifrazione di quella scrittura incomprensibile, misterica, il cui studio nei tempi passati fu abbandonato perchè troppo difficile. Un francese, Jean-Francois Champollion, nel 1822 fornisce la chiave di lettura dei geroglifici dopo un lavoro certosino durato più di venti anni, eseguito sulla famosa stele di Rosetta.
Così nasce l'Egittologia.
Il sapere dei sacerdoti di Iside, unici depositari della verità e consiglieri dei faraoni, veniva finalmente svelato.
La visita alla mostra potrebbe essere l'occasione per rivedere la sezione egiziana del museo di Napoli, la quale dopo la prestigiosa collezione di Torino è la più importante d'Italia. Ricordiamo oltre alla "Dama di Napoli", "Il gruppo scultoreo dei coniugi Paenda e Neshua", "Il monumento funerario di Imeneminet" della collezione Borgia; il "Coperchio di sarcofago" e i "Canopi" di calcare della collezione Picchianti, che comprende anche cinque mummie.
La visita ad Egittomania costituisce la seconda tappa del percorso degli Amici delle chiese napoletane ed avverrà sabato 25 novembre alle ore 11 con la guida dell’autrice; Elvira Brunetti.

Elvira Brunetti
Fonte: Elvira Brunetti
 

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