Bruno Russo- IL PAPA CHE NON C'E' PIU ( da 'Il Secolo' del 26/02/06 pag. 14 )
Spesso capita di ricordarmi il Papa che non c'è più, il brivido globale che invadeva le vie quando non stava bene, l'affetto senza condizioni che possedeva una consistenza incredibile ed impressionante. La sua santità va oltre il suo stesso mandato, perpetrandosi attraverso l'evidenza che l'amore è il primo farmaco per guarire, lo stesso che gli ha dato la forza di resistere fino all'ultimo. Il suo messaggio è stato pienamente ripreso da Benedetto XVI con l’enciclica che ribadisce come l'assenza dell'amore, possa generare sentimenti di paura, di ansia, di angoscia e di disperazione, sentimenti negativi che hanno poi inesorabilmente delle ripercussioni disastrose anche sulla salute del nostro corpo. Io credo che l'uomo che segue il Papa vuole vivere il suo mondo lontano dal materialismo marxsista della cultura del capitalismo di sinistra, che spesso si aggrappa a tutto e a tutti e si finisce per essere legati alle stesse cose che si finge di combattere. Il Papa che non c'è più ha cercato, di far capire che questo sentimento si garantisce solo quando esso è gratuito, personale, incondizionato e si incarna nella convinzione di non essere soli nel nostro cammino, per riuscire così a non provare più la paura. Il nostro Papa ha cercato di farci amare la vita come lui l'ama: resistendole incondizionatamente pur accettando la propria e l'altrui sorte, vivendola appieno comunicando con tutti a costo di muoversi fino all'estremo geografico, perpetrando la sua linfa vitale cercando quanto più è possibile di usare il linguaggio proprio dei giovani. Anche Benedetto XVI che ha ribadito che la parola d'ordine è una sola e da essa può discendere tutto, ha ricordato come la spiritualità e non la necessità è il primo motore di ogni
sentimento che dovrebbe possedere l’uomo futuro e questo, se accostato
a certa politica antigovernativa, la dice assai lunga.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo
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