Quando si parla di rapporti tra fede e ragione, mi viene a mente quando in Portogallo, un anno fa circa, si sono chiusi gli occhi di Suor Lucia Dos Santos, testimone in prima persona a Fatima della apparizione della Madonna e considerata l'ultima dei veggenti, fenomeno che è stato tanto discusso nella Chiesa, come tanti fenomeni di questo genere che vanno dall'esperienza di Padre Pio a quella in questione. Ebbene, quando morì Suor Lucia dal grande planetario della informazione arrivarono subito mille notizie strane e contrastanti, alcune riguardanti i suoi presunti scritti riservati conservati forse per sempre nella memoria di un computer insieme ad altre lettere, vere o presunte tali comunque definiti sussurri, che riguardavano l'eventualità che Suor Lucia abbia in preghiera e devozione offerto la sua vita in cambio della guarigione del Papa al quale era devota in maniera speciale. Pur morendo dopo poco, la durata della malattia e la forza con la quale il Papa stesso l'aveva affrontata è stata definita un miracolo, adducendo non poca sostanza a tutto il processo di beatificazione, condizionata per prassi anche ad indagine da parte del vescovo della diocesi. La realtà è che la veggenza è un vincolo per ogni procedura di santità; perchè nella Chiesa o fuori di essa, chi riceve questo dono in ambito privato od ecclesiastico deve comunque lottare contro lo scetticismo degli uomini, così come tutte le vicende di apparizioni e di inspiegabili guarigioni che da sempre interessano luoghi particolarissimi come Lourdes, Fatima od altri. Io suppongo che il problema non sia nel riconoscimento di questi fatti da parte della Chiesa, ma piuttosto di non rendersi conto che in questa eventualità il confine tra fede e ragione si assottiglierebbe sempre di più dando luogo maggiormente a quello che oggi leggiamo su qualche giornale: nel futuro la scienza si avvicinerà alla religione per costituire un tuttuno nel quale far nascere una nuova spiritualità. Oggi, qualcuno approfitta della parte irrazionale di una credenza alla quale troppo facilmente un infelice si appoggia, nella misura di quanto uno strumento dato dal Signore per un fine preciso sia poi servito ad alimentare inconsapevolmente, quelle pratiche difformi dalla fede che condizionano l'uomo come legende, credenze e profezie. Ma dove c'è l'impegno assoluto del credente si può ignorare che le debolezze umane riguardano anche la necessità della prova materiale? Oppure tutti noi pensiamo che la fede non proviene da dentro ma è un modello che si deve adeguare, quindi la riconosciamo solo con procedure di confronto, di esame e verifica analitica? Io credo che la sapienza che non appartiene a questo mondo perchè puro atto di fede, non ha bisogno di prove per andare avanti. Forse tutti noi seguiamo le cose difficili e contorte, mentre la verità è una soluzione assolutamente semplice ed istintiva: si conosce solo nel cuore stesso della vita di un uomo, all'interno di una ricerca mai ultimata che prende linfa del principio primo della fede in qualcosa: desiderarla con tutta l'anima ed essere disposti a soffrire per averla.

FOTO: Il testo del III messaggio della Madonna di Fatima.

Bruno Russo