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11/02/2009 ARTICOLI  
Bruno Russo- ANDREY MIRONOV ( da 'Il ROMA' del 31/01/09 PAG. 22 )
Andrey Mironov, 55 anni, nativo di Irkutsk vicino al lago di Baikal; la
sua vocazione quella di dissidente, sin dall’età di 20 anni, perfezionata
con l’arresto da parte del KGB nel 1985 e la successiva condanna a 4 anni
e 3 di esilio. L’accusa è la diffusione di libri proibiti dalla censura:
le sue parole, raccolte dopo un dibattito al teatro Elicantropo sulla sua
amica e giornalista Anna Politkovskaja, assassinata in un ascensore;
forniscono un quadro più completo della Russia di Putin, e inducono a
migliore analisi della recente cultura politica .
B: La galera per quale motivo e quali sentimenti adesso nutre per la
madrepatria?
A: Aver parlato dell’assenza di democrazia, dalla Cecoslovacchia
all’Afganistan. Solo nel 1987, grazie ad accordi con il mondo occidentale
sono ritornato libero: una delle condizioni era la liberazione di 140
detenuti politici. Resto ancora un cittadino russo per cattiveria, per non
dargliela vinta. Dopo la liberazione mi volevano dare il visto per
Israele, pur non essendo io ebreo. Che ci facevo io là? Ma capii bene che
da molti altri Paesi , per regole diplomatiche, sarei potuto ritornare, ma
da Israele no. Io resto in Russia, a difendere i perseguitati; ho avuto
esperienze in Cecenia, nel 2000 ho avuto la fortuna di conoscere Anna,
estremamente indaffarata e disponibile per chi ne avesse bisogno.
B: Perché Anna? Un regime forte ha bisogno di esporsi pur di eliminare un
tale personaggio?
A: Di Anna ce ne una, altre non ne esistono. Eliminarla ha significato
esaurire un problema che aveva la caratteristica di non essere
riproducibile proprio per la singolarità di Anna. Inoltre gli schemi del
KGB non sono mai stati logici o lineari; la decisione e le conseguenze non
dovevano avere ritorno; ciò giustifica la reazione di fastidio di Putin,
ad ogni intervista sull’argomento.
B: Da cosa è avvelenata principalmente la Russia di Putin?
A: Da due caratteristiche. La “demofobia” e la “politica del tubo”. La
prima è l’impossibilità di accelerare la democratizzazione del Paese: è un
processo lento, che tra molti anni darà i suoi risultati, ma ce ne
vogliono ancora, tanti. La “politica del tubo” è invece l’elemento
economico chiave e unico, che può ledere la roccaforte del Cremlino: il
passaggio del greggio nei tubi, l’Ucraina, l’oscillazione del prezzo del
Petrolio. L’ultimo elemento, può mettere in ginocchio la Russia o renderla
più malleabile.
B: In un programma radiofonico sentii parlare di Gorbaciov: criticava
l’occidente proprio per l’incapacità di comprendere la lentezza del
processo di democratizzazione, ma nel contempo distingueva Putin dagli
altri, come il predecessore Eltzin. Il primo era per lui maggiore garanzia
per il Paese.
A: Odiare Eltzin significava anche amarne i nemici. Gorbaciov invece è
un’icona occidentale del tutto fasulla. E’ stato lui a firmare il mio
arresto. Per l’occidente è l’eroe dell’utopia della socialdemocrazia
vincente, leader del socialismo e del comunismo degli ultimi anni che in
Italia si doveva riferire ad un leader diverso e apparentemente più
democratico.
B: E adesso?
A: Viaggiare, conoscere, organizzare incontri tra politici per la pace;
con l’aiuto del vice direttore del quotidiano della Politkovskaia, la
“Novaya Gazeta”, Yuri Shachekochikhin.

Mironov ha subito minacce e percosse che lo hanno costretto alla lunga
degenza in un ospetale tedesco. Nonostante tutto ciò, alla domanda su che
mondo e quali divisioni viviamo, risponde:
B: Io credo a quello che ha scritto un napoletano, De Crescenzo: il mondo
è solo distinguibile in uomini di cuore e non.


Fonte: Bruno Russo
 

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