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04/12/2007 ARTICOLI  
Bruno Russo- REGINELLA ( da 'Il ROMA' del 17/11/07 pag. 22 )
“Conterò i tuoi passi fino a cento, mia regina e poi mi girerò a guardarti,
per l’ultima volta”, pensò il pastorello al ricordo della bellezza
femminile che incontrava all’altezza di Via Matermania, dove adesso sorge
una pensione dal nome, guarda caso, “Reginella”. Una bellezza nordica
compagna di lunghe conversazioni senza risposta; figlia di un geologo
tedesco che aveva comprato una di quelle casette piccole, con il tetto a
volta che adornano i viottoli capresi. Lei era solita fare lunghe camminate
per cercare un trifoglio particolare che aveva per caso scoperto. Non
conosceva l’italiano e di conseguenza le inflessioni tipiche del luogo.
Achille, il pastorello di quindici anni, anche lui gran camminatore con
Soffio, il suo cane , le faceva compagnia anche se non c’era scambio
gutturale. La sua meta preferita era da sempre Villa Jovis, la residenza
dell’imperatore Tiberio; la raggiungeva lentamente, fermando l’arto a
guardare spesso quell’orizzonte che sembrava comprendere un arcipelago
intero, da Ischia a Sorrento, nascondendo il mondo. Arrivato in cima,
scavalcava un muretto di un metro e mezzo circa di altezza, poi
attraversando il campo adiacente giungeva fino alla scarpata, dove godeva
di un panorama da mozzafiato, al punto da partorire quasi il desiderio di
gettarsi come Icaro, per un tuffo nel blu, testimoni le pareti bianche
della montagna di fronte. Non sapeva che Ingrid, la ragazza, era figlia di
uno geologo tedesco che in quel preciso momento stava cercando di
approfondire degli studi su una vecchissima teoria, uno studio antico
realmente approntato, che prendeva molto i vecchi scienziati amanti di
Capri: la possibilità citata in testi logorati dal tempo, che il colore
della Grotta Azzurra, della famosa lucertola che sguazza tra le
protuberanze dei faraglioni, della maggior parte dei riflessi del mare,
fossero la conseguenza della presenza nel sottosuolo di ingenti quantità di
uranio radioattivo, si proprio il pericolosissimo elemento causa di brutte
malattie. Un mistero che risalirebbe, addirittura agli antichi romani al
seguito di Tiberio, le discendenze delle quali stanno ancor oggi in quei
luoghi, soprattutto nelle viuzze che salgono da Via Tiberio. Gli scritti
affermavano che un alone, di un azzurro intenso, circonda spesso alcune
piante e rocce in certi orari e stagioni. Achille non conosceva quella
teoria, impossibile da digerire per ignoranza, ma era erudito sui misteri
della natura, come le cavallette che si dimenano dagli alberi in
stranissimi atteggiamenti, come per seguire il movimento delle persone, un
percorso stabilito da un’intelligenza acuta. L’incontro con Ingrid, fu una
sorpresa, perché in quell’azzurro, intravide qualcosa di diverso che si
tingeva di blu, come se una trasmissione avesse messo in onda quel
particolare aspetto. Le insegnò, senza parole, a seguire il moto degli
animali, perché alla fine sembrava di entrare in una di quelle porte
speciali della conoscenza, difficili da aprire in condizioni normali. E
nessuno conosce a tutto oggi, la concretezza delle teorie sopra esposte,
per niente frutto della fantasia, testimone una bibliografia dettagliata
sull’argomento, introvabile in Italia ma non nelle Biblioteche di Austria
a Germania. Il pastorello, orfano di entrambi i genitori, scompariva mano
alla mano a colei, nell’orizzonte di ogni tardo pomeriggio caprese, fino al
giorno che Ingrid fece ritorno per sempre a Berlino dove imperversava la
guerra, per perire un anno dopo in un bombardamento alleato. Di Achille non
se n’è saputo più nulla; chi dice che si sia buttato da una rupe, chi
afferma di vedere la sua forma insieme a Ingrid, nell’orizzonte delle più
belle giornate sull’isola. Sulla terra esiste un connubio tra mortalità e
una sensazione di felicità che si prova in alcuni posti, in un colore blu
intenso che avvolge tutto.

Bruno Russo.
Fonte: Bruno Russo
 

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