L'Italia è in festa, tutta intera. Per la prima volta sembriamo uniti
dall'amore per una bandiera, per un inno, per una squadra che vince perchè
è unita: quella sportiva ovviamente. E' un riscatto tutto Europeo, in un
momento in cui qualcuno poteva pensare che siamo di nuovo diventati la
cenerentola del vecchio continente. Ma l'identità è un sentimento: quando è
vincente si ritrova nei cuori, nelle piazze, nelle strade. Non si
impaurisca la sinistra per lo sventolio di tante bandiere, a meno che non
si debba ricordare che anche lei ha vinto ai rigori, per un vero soffio. La
nostra squadra politica di governo sinistrorsa, ha giocato per anni in
contropiede, sfruttando solo le mosse dell’avversario e mai creando dei
veri slanci sotto la porta avversaria; ha fatto la melina quando si
trattava di rinnovare il programma. La sinistra ha scelto un allenatore per
niente disposto al dialogo al punto da creare problemi quando si trattava
di un confronto tv con il trainer avversario. Inoltre al momento della sua
finale, ha scelto una rosa di vecchie glorie; nota per essere fallosa e
legata ancora a vecchi concetti che portano all’eccessiva
burocratizzazione nelle realizzazioni concrete. Al momento del verdetto del
campo, ha giocato male ma è riuscita ad ottenere un verdetto di parità.
Nella politica non esistono supplementari o tempi di recupero, così il
copione delle regole ha deciso con i rigori, implacabili per antonomasia,
che il trofeo della ripresa del paese dovesse essere travasato in mani
altrui. Dopo il podio, la squadra politica vincente in Italia preferisce
giocare con la tattica dei piccoli passaggi sotto la propria porta con il
rischio di fare un’autogol e perdere le partite future.
Bruno Russo.
Fonte: Bruno Russo