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12/05/2007 ARTICOLI  
Gianni Nappa- GUIDO GIANNINI FOTOREPORTER ( da 'Napoli Più' del 19/04/2007 pag. 14 )
Partiamo dalla fine: ore 21, al Vomero – sono in casa di Guido Giannini, seduto in cucina e sto chiacchierando con lui che mi illustra libri, che mi racconta di se e dei rapporti con gli editori – guardo le foto di mille vite raccolte in giro per la Napoli dolente degli ultimi cinquant’anni, delle miniere di zolfo di Tufo e delle gallerie ormai murate e dei luoghi dove il lavoro era normale e che lui ha fissato in un poetico racconto di un quotidiano dimenticato.
Si apre la porta di casa e conosco sua figlia – ricominciamo ad immergerci nelle immagini delle sue pubblicazioni che iniziano nel 1986 con “ Sopravvivenza – Sopravvivere “ per la casa editrice USHER di Firenze – poi ci alziamo per prendere altre foto e andiamo nel salone/studio che è la memoria artistica degli anni ‘60/’70/’80 con le opere di quegli artisti che Achille Bonito Oliva ha saltato con la sua Trans-avanguardia lasciandoli di fatto nel nulla (ma queste sono altre storie). Guido mi parla con gli occhi attenti e vigili dietro le lenti, degli amici e delle opere con fierezza, degli anni giovanili e delle sue foto con amore.
La moglie, ormai non c’è più e Guido abbassa lo sguardo in un attimo di dolore che fu, riprendendo subito il racconto per immagini delle sofferenze e del lavoro, del non lavoro e dell’arrangiarsi, dell’amore e dei costumi di un tempo e di un popolo che lui ha fermato per la memoria di tutti, nell’attimo e nell’ora dell’incanto di un clic.
La prima foto in “dieci foto per il MONDO “ edizioni Il Chiostro del 2000, con presentazione di Ermanno Rea è La violinista che raffigura una vecchia piccola signora con la borsa che gli pende dal braccio che regge il violino, mentre con l’altro stende l’archetto nell’atto di suonare: quale sarà il motivo che sta suonando? Lo leggiamo nel suo sguardo fisso nella macchina tra stupore e rassegnazione: l’indigenza.
Guido vede un ragazzo a Fuorigrotta ma è sul Bus, inventa che gli hanno rubato il portafoglio e si fa aprire le porte, scende e va a fissare per sempre il ragazzo seduto sulle scale con bidoni di vernice e i pantaloni sporchi di pittura, allora aveva circa 12 anni e Guido si chiede ancora perché fosse in quel posto e non in un altro.
Anarchico mi dice e penso al senso di poetico ricordo dei giovani con carrozzino e biberon nella sabbia sull’arenile di Bagnoli ai piedi del ponte di carico, dove l’anarchia dell’amore si fonde con le onde e l’esercito di piloni e dove la leggera brezza del pomeriggio accarezza la copertina sul manico del carrozzino.
Gli chiedo se fotografa e cosa, lui mi dice che le ultime foto le ha scattate sei anni fa, per “ Le Miniere di Tufo “ (la città sotterranea) ed. De Angelis – Avellino 2001, ma che oggi sta pensando di dedicarsi al nudo femminile come nuovo obiettivo.
Torniamo all’inizio:
Ore 17,30 – entro nel salone che accoglie le circa 60 fotografie della mostra Antologica di Guido Giannini reporter e lo incontro in compagnia di una mia amica pittrice che mi ha accompagnato e che conosce Guido da sempre: baci e abbracci e a me una calorosa stretta di mano mentre mi presento.
Ci accompagna verso le opere e ci racconta gli attimi, le situazioni, le caratteristiche tecniche: lì la stampa è troppo scura e si perdono particolari importanti (è vero, più tardi a casa sua la vedo in un’altra stampa e scopro il riflesso delle onde sullo scafo che in mostra erano una macchia nera!), delle mostre effettuate e delle prossime pubblicazioni; poi la ricerca di modelle per la sua prossima sfida fotografica, le vorrebbe inquadrare dalle spalle in tre/quarti con toni chiaroscurali forti, ma questo si vedrà.
In tutte le foto di Guido Giannini aleggia il peso di una società vincente su quella dolente ed emarginata, e lui come un tempo fece Burri, eleva a protagonisti della scena sociale e quotidiana tutti quegli esseri umani considerati di scarto, ed i volti quasi sempre segnati sono la rappresentazione del lavoro e dei senzatetto, delle rivendicazioni sindacali e degli zingari; Giannini li coglie nell’attimo del fare o del semplice baciarsi sul lungomare, in posa (mai), sempre colti all’istante, cosa che riesce solo a chi cammina tanto e sempre con la fedele macchina al collo.
La città è solo sfondo, ma lui le dedica molti scatti nel“ Immagini allo specchio” Galzerano editore 1993, Casalvelino Scalo e soprattutto in ” Luoghi d’autore “ ed. Intra moenia Napoli 1995.
Nel 1998 viene edito Il Manifesto 20 foto - edizioni La città del sole – Napoli.
Guido Giannini è un uomo semplice di salde convinzioni e le sue foto sono il racconto delle sue idee, dei suoi ideali e delle sue denunce: semplici uomini che combattono per la sopravvivenza e che vivranno nel ricordo che Guido ha saputo regalare a me che non c’ero e a tutti gli uomini bisognosi di sensibile poetica per immagini, che sappia raccordarsi tra le sofferenze passate e quelle dei nostri giorni, così simili e così dannate.
Alcune delle foto esposte in questa antologica sono state pubblicate più volte, come La violinista che fu scelta da Pannunzio nel 1961 e l’anno dopo Il suonatore di tromba.
Giornalista pubblicista ha collaborato e collabora come free-lance con varie testate, tra cui: “Il manifesto”, “la Repubblica”, “l’Unità”, “Il Mattino”, “Rocca”, “Libertà” e “qui Touring”.
Una mostra da vedere!

Gianni Nappa
Fonte: Gianni Nappa
 

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