Effettivamente il treno del comunismo sembra sporgere dai romanzi di
Tolstoj, dove il ritardo oltre che un fatto tecnico era un fatto voluto. Ma
Piero Fassino interpreta male il ruolo del protagonista, perché i campi di
lavoro forzati di Lenin e Stalin, sono evidenti da sempre, dalla narrativa
alla storia. Riscoprirli ora fa pensare a quel revisionismo triste che per
anni ha negato i campi di sterminio. Quindi, il nostro e sicuramente onesto
politico, fino ad ora, dove è stato? Al meglio dei casi, sarà rimasto come
un giapponese a combattere sull’isola del pacifico, nonostante una guerra
sia finita da tempo: Piero ha rappresentato la visione ad oltranza del
conservatorismo di sinistra che rallenta per definizione, facendo comodo
allo statalismo ed a chi le cose non le vuole cambiare.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo