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10/01/2007 ARTICOLI  
Bruno Russo- COSA RESTERA' DI QUESTI ANNI '70? ( da 'Il ROMA' del 10/01/07 pag. 24 )
Cosa può significare, il ritorno agli anni 70? Le mode sono periodiche,
ma questi anni sono stati segnati da avvenimenti tristi che sarebbe
meglio dimenticare; tuttavia nella società esiste la tendenza ad aprire le
porte degli armadi, per fare prendere aria agli scheletri normalmente
chiusi al pubblico. Occorre allora ricostruire il processo di similitudine
del vecchio con il nuovo: negli anni ’70 i giovani amavano la politica, ma
la politica non li amava e spesso li metteva uno di fronte all'altro, per
l’enorme distanza che esisteva tra i loro problemi e le regole della
società, comunque rappresentativa del potere. I ragazzi di allora
somigliano a quelli di oggi; desiderosi entrambi di modificare il
materialismo imperante, di essere diversi dal proprio status, per non
sembrare troppo poveri o perbenisti e sposare quel fascino, allora
assai discreto ma oggi non più, del diverso. I partiti di sinistra
hanno speculato su questa realtà, introducendo un ameno trittico, che
condiva libertà, cambiamento sociale e democrazia alla ‘insostenibile
leggerezza dell’essere’ di allora, ma rinnegata successivamente. La
protesta di piazza venne adoperata, da chi gestisce le cose abilmente,
per creare delle divisioni: in poco tempo le cronache quotidiane degli
anni ‘70 si riempirono di fatti che ben conosciamo. Il fascino del
diverso che un tempo era discreto, oggi è prorompente e certe volte
anche fastidioso, se si vuole imporre come regola ( vedi i pacs ). Il resto
è la stessa ipocrisia della sinistra provenuta dalle esperienze dei
collettivi studenteschi di allora: troppi discorsi vuoti, senza la
coraggiosa coesione. I giovani di destra venivano isolati, facevano
paura, erano dipinti come fascisti redivivi, mostri che erano
sopravvissuti al terremoto rivoluzionario della resistenza, al canto
'bella ciao'. Le belle speranze vennero infine eliminate, dal noto mostro
del terrore. Un terrorismo inizialmente e volutamente colorato di nero,
denso di teoremi che la storia moderna non è mai riuscita a dimostrare
per il sopravvenire di stragi, brigatismo, delitti di stato, che hanno
fatto capire in ritardo che il vero nemico, come l’11 Settembre, non
ha volto, anche perché, come detto all’inizio, un mostro sopravvive
solo nelle nostre coscienze e può nascondersi, anche dietro una moda. I
giovani di oggi non possono aver provato le sensazioni dei padri, ma la
loro fervida lealtà e intelligenza li porta, ad indossare gli stessi
costumi, nascosti nell’armadio da una parvenza di benessere tipo anni ’80
e ’90, smascherata poi da tangentopoli. Non a caso quegli anni furono
segnati nella moda dal sorpasso dei pantaloni eleganti grigi rispetto ai
jeans. E non a caso i nostri anni, sono segnati dal boom dei jeans cotti in
tutte le salse. E’ il segnale che siamo stufi dell’andirivieni di status
triti e ritriti; occorre cercare un altra verità, nella spiritualità, al
riparo da chi vuole mettere le mani nella nostra coscienza, attraverso la
globalizzazione, prima ostacolata dalla sinistra, poi difesa, per evidenti
interessi economici. Intanto i giovani nelle piazze ci sono ancora, orfani
dei loro profeti che siedono comodi nelle poltrone di palazzo finalmente
conquistate. Di questi anni ’70 resterà solo la moda, un messaggio di
cambiamento mai avvenuto, un anelito di rivoluzione spirituale che è
rimasta in molti cuori che allora non osavano spiegare il loro sentire
perché temevano fosse dichiarato ‘out’. La moda ritorna come i desideri
inappagati, che traducono l’esigenza di eliminare il materialismo per
ritornare al nostro canto libero, come diceva Lucio Battisti, un esempio di
‘nuove emozioni’ e ‘nuove sensazioni’ che furono proprio negli anni ‘70
dichiarate, e non a caso, conservatrici.

Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo
 

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