La questione dei senatori a vita è un po’ come quella del voto agli
italiani all’estero: non si può utilizzare un riconoscimento caratterizzato
dal valore personale o da esigenze di diritto per fini politici. Si rischia
di stralciare il senso democratico di un merito che oltre ad essere over
partes, non può essere interpretato strumentalmente per dichiarare che una
personalità di alto livello abbia una netta preferenza ideologica,
amplificando così il proprio tornaconto. Ma risulta ancora più ambiguo e
ingiusto, rappresentare entrambe le categorie come coloro che hanno reso
decisivo il risultato delle ultime elezioni, perché si sono applicate solo
delle fredde regole di matematica combinatoria, per assegnare all’uno o
all’altro schieramento dei voti il peso dominante. La citata
strumentalizzazione della politica è un gioco vecchio che ha sempre fatto
la sinistra, da quando affibbiava appartenenze reazionarie a chi non
possedeva la tessera politica oppure, quando si faceva gioco delle
minoranze, dopo averle difese solo per dimostrare di non essere
conservatori. Ma in quest’ultimo intento non ci sono assolutamente
riusciti.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo