Non può passare inosservata la notizia che il premier si sia pronunciato a
favoree dell'abolizione dell'embargo sulle esportazioni di armi verso la
Cina. La gravità della presa di posizione non sta tanto nel fatto politico,
ma soprattutto nella sostanza delle conseguenze che comporterebbe:
l'annessione di Taiwan come fase successiva della ripresa economica di un
Paese che deve essere un'unica Cina. Il premier non sa quanti abitanti di
Taiwan se ne sono scappati in California, negli anni addietro, per sfuggire
a questa ipotesi; l'hanno fatto atterriti dalla eventualità di far parte di
un Paese che non conosce neanche il significato della democrazia; l'hanno
fatto creando dei problemi agli stessi USA, che si sono ritrovati in casa
una multitudine di cinesi che volevano diventare americani a tutti gli
effetti. La libertà di un popolo dovrebbe essere la causa prioritaria
alle prese di posizione politiche ed economiche: lo sa Bruxelles e lo sanno
anche alcuni partiti della coalizione di governo che, indipendentemente
dalla loro ideologia, accusano il premier di essere andato in Cina
solamente per compiere una missione di stampo titanico, allo scopo di
firmare congiuntamente al governo di Pechino protocolli d'intesa che poi, a
lungo andare, si presenteranno completamente inutili, come tante cose che
fa la sinistra solo per impressionare, ma vuote di contenuto.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo.