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23/08/2006 ARTICOLI  
Bruno Russo- LE REALTA' SPRECATE ( da 'Il R0MA' del 23/08/06 pag. 13 )
Mi chiedo cos'è l' Europa, come mai non proviamo verso di lei la stessa
affezione che, riscopriamo a tratti verso la nostra bandiera. Nello stesso
tempo mi chiedo se la gente ha capito cosa significa stare oggi in Europa e
le prospettive future che sono richieste per migliorare tale presenza. A
Napoli, terreno di culture assai distanti dal concetto europeo, il problema
non si pone neanche. Eppure è un realtà imponente, costruita male e oggi
peggiorata da un governo, che non vuole gestire il carattere conforme al
ruolo che le compete. L'Europa dovrebbe essere l’espressione di interessi
comuni, non una complicata serie di eventi decisamente rivolti, per adesso, solo all'unione di intenti commerciali senza precise regole politiche. Eppure la gente della strada guarda solo ad una cocente realtà: l’Europa è la causa dei rincari, senza pensare che invece è il modo con il quale l’attuale premier ha permesso l’ingresso dell’Italia nell’euro: una operazione senza anestesia perpetrata attraverso la condivisione con i francesi delle tesi protezionistiche, ben lontani dai principi politici dell’integrazione Europea, nonché distanti dai nostri stessi interessi che riguardano l’apertura del nostro mercato all’estero, come tempo fa spiegò Mario Draghi, governatore dell Banca d’Italia.
In sostanza il governo fece allora la stessa cosa che sta facendo
adesso con le liberalizzazioni: attuare delle operazioni senza curarne i
contenuti, arroccati in uno statalismo radicale che nel nostro paese
assume la veste dell’assistenzialismo senza regole. Con queste ipotesi
rischiamo di costruire nulla ma parlare troppo, lasciando che l’economia
europea resti l’unico albero al quale tutti si arrampicheranno, mancando
una concreta cultura politica. In queste condizioni, rifuggo nella storia
e nella mitologia, dove Europa era una semidea fenicia, quindi nientemeno
che asiatica, rapita da Zeus e condotta nelle terre d’occidente che, avendo
la tipica conformazione ad appendice peninsulare dell’Asia, favorivano la
diversificazione della cultura e caratterizzavano la vocazione ad aprirsi a
chi risiedeva oltre confine. L’indole di un popolo o di una razza non muore
nei secoli; le regioni Europee più ad oriente ebbero evoluzione più rapida
come Grecia e Creta. Proprio la Grecia impersonò il termine ‘Europa’ fino
a quando nel V sec. a.c. Erodoto non lo additò a quei paesi che erano
minacciati dall’espansione Persiana. Dal momento che questo II millennio è
stato definito come il periodo che chiude un ciclo storico, una curva del
tempo e per questo contraddistinto dal ritorno di vecchi conflitti,
preferisco ritenere che una volta tramontati gli imperi d’occidente con la
II guerra mondiale e finita la guerra fredda, si può dire che si è
traslocato il principio bellico sul campo economico, con la nascita di
competizioni di valuta, che costituiscono il principale motivo di
aggregazione e di spinta dei paesi europei, contrapponendosi allo
strapotere del dollaro. In questo senso e per indole propria,. l’apertura
ai mercati ed alle nazioni prossime vicine come la Turchia, difficile da
condividere e digerire, è divenuta maggiormente una logica conseguenza. Ma
se questa Europa non assume anche una coscienza realmente politica oltre
che economica finisce che perderà nel tempo la solidità strutturale,
soprattutto se si sottolinea la necessità che i paesi che ne fanno parte,
come l’Italia, non perdano più il loro tempo a conservare poteri economici
locali di dubbia provenienza.

Bruno Russo.
Fonte: Bruno Russo
 

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