Dopo i tassisti, il governo ci prova con i farmacisti. La prassi è sempre
uguale: la categoria fa le sue proposte ed il governo rifiuta la
negoziazione, con la conseguenza di una serrata futura, in barba a tutte
le utenze di questi servizi che, in conseguenza, subiranno notevoli
disagi. Il dialogo tra governo e parti sociali, servizi compresi, è
un’isola che non c’è, soprattutto se si considera il libro-programma di 281
pagine elaborato dall’Unione in vista dell’ultima consultazione elettorale,
nella quale sulla base dell’Agenda di Lisbona si calzava allo stivale
italiano tutti quei bla-bla-bla, che altro non erano che le grandi promesse
e le grandi riforme che dovevano concorrere a rendere l’Europa un’area
economica di elevata dinamicità entro il 2010. In particolare, visto che è
un problema irrisolvibile, si diceva nel programma dell’Unione che in
considerazione del momento particolare che vive il sud, ovviamente ‘a
causa’ delle conseguenze del governo Berlusconi, si doveva puntare
maggiormente sul rafforzamento dei beni collettivi, puntando su azioni tese
a cambiare strutturalmente condizioni sociali ed ambientali, nonché
produttive, come ad esempio la burla di puntare sugli investimenti nel
Mezzogiorno che dovrebbero poi, per quantità e qualità, ridurre nel lungo
periodo la necessità di trasferimenti erariali. Con le parole si fanno
tante belle cose, del resto l’Italiano è una delle lingue più difficile non
solo per la sua grammatica o per il suo lessico, ma per le varie
interpretazioni che si possono dare alle frasi. Ma proprio i latini
dicevano ‘ai posteri l’ardua sentenza’ se l’evidenza attuale non basta a
vedere la praticità delle azioni dirette delle destra e l’aleatorietà
dell’azione di Prodi che ha basato la sua pubblicità su chiacchiere
irrealizzabili.
Bruno Russo
Fonte: Bruno Russo