Non credo che Prodi si sia adeguato alla linea dettata dal sindacato,
semmai ha cercato da buon politichese di sinistra, di non creare fratture
con le organizzazioni del lavoro perché queste possono essere poi, alla
luce dei tagli ed altri futuri provvedimenti del governo, delle vere e
proprie voragini. Così, frenare su tante cose, ma soprattutto sull’aumento
dell’età pensionabile e sulla moderazione salariale serve a fare,
calcisticamente parlando, un gioco di rimessa. Un gioco lento che diverrà
pericoloso quando il governo noterà che la sola lotta all’evasione fiscale,
difficile da essere esaustiva, non può costituire come chiesto dalle parti
sindacali l’unico recipiente che può fornire l’utile per il finanziamento
della manovra fiscale futura del governo: allo stesso modo, risulterà
inutile anche l’abrogazione del secondo modulo di riforma fiscale Tremonti,
che ridusse le aliquote per i redditi medio-alti. Al momento giusto Prodi
farà scelte difficili che potranno anche deludere le organizzazioni del
lavoro, come è spesso successo in passato, quando in zona ‘cesarini’,
all’ultimo minuto insomma e nel minor tempo poissibile, si dovevano
realizzare i bilanci che non si erano potuti realizzare prima ed il
centrosinistra non ha guardato in faccia a nessuno. La concertazione e la
collegialità che invece professava il governo precedente erano delle forme
di accordi ben diversi, che tendevano alla preparazione di piattaforme a
lungo termine che in base alla necessità di riformare lo stesso mondo del
lavoro, volevano introdurre delle innovazioni e cercare di monitorarle come
se fossero dei parametri di qualità, delle grandezze cioè che una volta
misurate permettono di fornire al processo politico le informazioni
necessarie per migliorarlo in continuazione.
Fonte: Brunpo Russo