Prodi non fornisce ancora agli Italiani quelle fette sottili della sua
mortadella, ma prepara una pietanza ancora più gustosa che ha nel suo
interno gli unici ingredienti che la sinistra, in questi anni ha preparato
per salvare le tasche del Paese: gli aumenti dell’iva e le imposte sui
titoli. Prova ne è che i sindacati, che hanno ritrovato una certa unità,
ritengono con durezza che il governo sia partito con il piede sbagliato.
Lo scollamento con le forze del lavoro che da sempre lottano contro
l’imposizione di tasse, è in realtà un segnale d’allarme molto più sottile
perché da più parti si pensa che Prodi debba giustificare l’imposizione di
un calmiere di tassazioni oneroso attraverso l’esclusione di ogni
possibilità alternativa: in questo modo ogni allarmismo può nel tempo
risultare il pretesto possibile per spostare il mirino di pochi
centimetri verso un reale obiettivo. Ma anche questo metodo della sinistra
non è qualificante o responsabile verso coloro che vivono di trasparenze e
non di opacità. Affermare infatti che il governo risulta impegnato a
correggere lo squilibrio ed a ricondurre il disavanzo economico entro i
parametri europei, significa inventare ad hoc una tela di Penelope, che
altro non è che quei discorsi che si assemblano come una tela e poi si
sfilano all’occorrenza: per cinque anni la sinistra ha affermato che la
destra stava mettendo in ginocchio il paese; poi quando ha assunto il
potere ha finto di cercare il dialogo per migliorare le cose buone e rifare
le altre. Adesso invece, per giustificare la politica di tassazione ne deve
sparare di grosse; illazioni gratuite sullo stato dell’economia che la
stessa Unione Europea ha già chiarito: c’è stata una netta ripresa, ma per
la riduzione di alcuni parametri con scadenza 2007, non bisogna perdere
tempo ma rimboccarsi le maniche e continuare a lavorare. La sinistra, che
ha vinto ai calci di rigore, anche dubbi, vuole portare invece la
politica della distruzione anche in campo economico.
Fonte: Bruno Russo