Dalla sua posizione di garante di un equilibrio precario, per scelta
dell’elettorato che non ha dato nessuna vittoria netta al centrosinistra, Prodi è ormai anche arbitro di un buco che è stato provocato strutturalmente dal decremento plebiscitario della compagine Ds. Nonostante ciò il Ds Visco avverte tutto il centrosinistra che se non si danno gli onori dovuti a D’Alema saranno dolori, provocando incertezza in molti personaggi a partire da Veltroni, senza contare che esiste addirittura la componente dei ‘liberal’ interna ai Ds, che sosterrebbe la candidatura di Amato: sono i primi intoppi di un veicolo a motore che non è nuovo di zecca, ma usato e come tutte le macchine usate, prima o poi presenta i primi guasti che richiedono la sostituzione continua con i pezzi di ricambio, che si sa, ormai costano molto da qualsiasi fabbrica provengano. Prodi è stato in questo ambito costretto al primo approccio con l’acerrimo nemico per provare a fargli digerire la pillola più facile, che è lo stesso D’Alema. Ritengo che una tale apertura, condita con parole strane , come il fatto che nessuno meglio di Massimo possa garantire il CdL sulla politica estera e su buona parte delle riforme: è sintomo di debolezza, una labilità del motore di una macchina difettosa che ancora prima di essere messa sulla pista inizia ad incepparsi. Queste divisioni interne alla sinistra, che hanno portato l’integerrima condotta del nostro Presidente a scegliere di rimettere la scelta plebiscitaria nelle mani di qualcun altro, non deve essere la vittoria dei deboli ma il trionfo
dei forti, che non possono gestire una vittoria risicata al banco con un solo pigliatutto, che è l’antiberlusconismo, per poi restare sguarniti in tutte le posizioni per l’evidente frammentazione che non si risolve facilmente.

Bruno Russo