L’esito di protesta del voto delle amministrative, non deve essere tradotto in egual modo tra nord e sud del Paese, soprattutto perché il Pd che è responsabile di molte concussioni e latitanze dalle nostre parti, ha avuto una sonora bastonata a targa “De Magistris” .
A Bologna esiste poi una tradizione di sinistra che non si è mai spenta, legata alla continuità stabilitasi subito dopo la fine della guerra mondiale, che inizialmente mise a disposizione dei fondi di assistenza alle famiglie più povere scappate dai bombardamenti, che poi finirono per creare disparità sociali, anche perché per sopravvivere politicamente, il PCI di allora iniziò a cercare voti e a fare ammiccamenti in alveari prima inavvicinabili.
Il voto di Torino invece potrebbe incuriosire solo perché la vicenda Fiat e la politica di Marchionne, ha portato malumori sociali non indifferenti, considerato che ancora non si è capito bene cosa succederà realmente ai lavoratori scesi in piazza per il timore di licenziamenti, cassa integrazione e chiusura degli stabilimenti. Forse, il ruolo del sindacato da quelle parti è stato più sinergico e benvoluto, soprattutto nel distaccarsi dai proclami muro contro muro, della parte più oltranzista.
A Milano verrebbe da dire “stendiamo un velo pietoso”, anche perché la roccaforte di Berlusconi ritenuta tale fino a poco fa, ha iniziato da tempo a vacillare come una casa cinese mal costruita, e la città da bere, elegante e ordinata, ha presentato una risposta al premier che non può essere non riconducibile alle difficoltà che la metropoli lombarda ha avuto, sia con gli extracomunitari, sia con la presenza di una mafia non ben definita, sia con le comunità di differente culto religioso, sia con un certo arretramento della cultura e della socialità, che molti milanesi conoscono bene.
A Napoli credo che il “concetto” insito al PdL abbia resistivo più di altrove e non solo per l’evidente batosta del Pd, ma anche per l’apertura ai giovani e alle altre forze, avvenuto più che in altre parti. Molte persone anche deluse dal Pd, si sono successivamente proposte nel Pdl anche solo per lo spazio che la candidatura consentiva.
Ora si va al ballottaggio, e indipendentemente dalle varie appartenenze, occorre ribadire che non si deve tanto scegliere tra De Magistris e Lettieri, ma tra una forma di protesta lecita e giustificata che però non ha mai alzato una roccaforte programmatica esente da “affiliazioni” che alla fine risultano “pecche”, e un “imprimatur” a carattere nettamente imprenditoriale che è stato ancor prima di nascere foraggiato da tanti imprenditori equivalenti della città di Napoli, che evidentemente intendevano con tutte le difficoltà del caso, di costituire una unione che fa la forza.
Cerchiamo però di fare in modo che il ballottaggio non sia un salvataggio, ovvero che gli appannaggi non servano a creare altre dipendenze, e che alla fine non si finisca a trasformarlo in una lotta tra magistratura e politica del fare.
Da questo punto di vista l’indicazione del terzo polo di scegliere liberamente è la più saggia, anche se non quella che preferisco.


BRUNO RUSSO