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02/05/2011 ARTICOLI  
Bruno Russo- [ CULTURA ]- L'INCROCIO DELLE CROCI
Come collocare nella nostra città la scoperta di croci definite "templari", nei cunicoli che fanno parte del famoso acquedotto greco-romano che si espande nelle viscere della Via Tribunali?. A mio avviso è l’ulteriore segno della profondità della tradizione religiosa napoletana, che al di là di più o meno complessi esercizi della fantasia, ci fa ripercorrere il percorso di trasformazione urbanistica avvenuto parallelamente a quello spirituale, che sprofonda nel significato delle strutture sacrali scoperte lungo le pareti dell’acquedotto.
Tali croci sono definite “rincrociate” nel senso che per ogni estremità c’è una espansione della struttura che forma altrettante croci, proprio come uno dei 12 simboli utilizzati dai Templari, e non a caso la cosa è stata amplificata dalle 12 incisioni scoperte nei cunicoli adiacenti, che si dipanano da largo D’Aramiello all’Istituto Diaz, fino a palazzo Sansevero.
Come un percorso tortuoso, che contraddistingue le deviazioni della vita, alla fine si arriva al nodo centrale, che è solo il punto dal quale la via sarà diritta; così proprio a partire dalle caverne sottostanti a palazzo Sansevero, si presenta un vero corridoio che termina sotto l’altare della Chiesa della Pietrasanta, nel luogo esatto ove si preparava la sepoltura. Credo sia opportuno ritenere che le croci indichino un percorso stabilito, come le sofferenze indicano la giusta strada che deve essere attraversata.
La stessa cosa che mi colpì leggendo la storia del tesoro di San Gennaro e della tradizione di tale culto pagano, essendo legato ad un miracolo, che il popolo napoletano ha voluto perpetrare nonostante gli editti della Chiesa, percuote la mia attenzione alla luce della scoperta della croce “templare”, perché nonostante si decise di convertire alla cristianità il Tempio di Diana che sorgeva sotto Pietrasanta, il popolo napoletano ha continuato a considerare il luogo come magico. Così nel 528 dopo Cristo si riteneva che il luogo fosse posseduto da un diavoletto dalla forma di maiale, che incuteva paura con il suo grugnito. Nacque da questa storia il “rito del maialino” che ogni anno recava come offerta al vescovo il generoso animale, fino a quando la Chiesa non ospitò per l’appunto, un bassorilievo con una croce incisa che se baciata, conferiva a tutti il perdono dai peccati, e divenne Chiesa della Pietrasanta, anche se il nome preferito dai Templari era “Santa Maria Maggiore” .
Basta questo per ritenere che la natura cava della nostra città, ha ospitato tradizioni e culti che rispecchiano il binomio amore e miracolo, al quale il popolo più che le Istituzioni Clericali sono state da sempre legate. Ciò ha spinto anche con il divenire del tempo e del progredire della civiltà e del potere cristiano, la caratteristica duale del culto religioso napoletano che alla fine si può dire l’imperfetto connubio tra tradizione laica e cristiana.
Da tale punto di vista l’attenzione della città alla presenza dei cavalieri Templari, non può essere occasionale , e dovrebbe portarci a riflettere, conoscendo la storia di questo ordine religioso, sui variegati significati del significato della croce come sofferenza . Basta che alla fine si intenda sempre che la migliore realtà di credente, si forma lungo un percorso. e non parte e si stagna da una relativa assunzione di coscienza.


BRUNO RUSSO

Fonte: Bruno Russo
 

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