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19/07/2010 ARTICOLI  
Bruno Russo- IL RIFLUSSO INDOTTO DELLA MALAVITA (da "Il ROMA" del 15/07/2010 pag. 26 )
Tempo di bagni, di sole e di scottature; tempo di strade deserte e di una Napoli finalmente da godere. Capri e Ischia, sorelle di latte non direi ma realtà affini affiancate da una ricca storia archeologica, sono assalite dal turismo della crisi che porta il mordi e fuggi. Nel contempo la nostra mentalità etichettatrice addita da tempo l’amena isola ischitana come luogo di latitanti e camorristi, che avrebbero monopolizzato l’isola, le sue risorse e comprato ville da sogno. Ciò che avviene nell’isola termale invece, non è differente da ciò che avviene altrove, e l’equazione che io stabilirei per capire meglio il problema è Capri sta ad Ischia come la Penisola Sorrentina sta al litorale Flegreo; cioè è una questione di territorio e di scelte amministrative e turistiche, che non riusciamo a vedere bene nella penisola ma la concentriamo solo nei suoi pizzi lambiti da tutti i lati dal mare, rappresentativi di una visone limitata della realtà. Le risorse alberghiere di questi luoghi assorbono quasi la totalità delle entrate annuali degli isolani: Capri ad esempio resta semideserta per una buona porzione dell’anno e moltissimi giovani o se ne vanno a vivere nella vicina Sorrento, oppure con i tanti soldi guadagnati fanno tantissimi viaggi e pochi investimenti . Ischia è un territorio vastissimo, con caratteristiche geologiche e morfologiche del volgo simili a quelle della zona adiacente, ricca di vulcani e solfatare antiche, ma anche di risorse termali che derivano proprio dalla vivida attività del sottosuolo. Strade ampie, mille possibilità di soggiorno e una politica turistica che è sempre stata aperta e omnicomprensiva, come dimostra la disponibilità di navi per tutto l’anno fino a tarda ora. A Capri è tutta un’altra musica, un concerto classico da camera, che è sempre stato esclusivo e limito alle stesse risorse della popolazione locale, la qual cosa non varia di molto nelle vicine isolette di Procida e Ventotene. Ischia è da sempre paradiso naturale e termale che anticamente proprio l’imperatore Tiberio voleva collegare al fondale caprese attraverso un lembo di terra, una bisettrice appoggiata alle caratteristiche favorevoli degli abissi, che si dipanano dalla zona del Faro di Anacapri, al lembo ischitano diametralmente opposto. Opere che il tempo e le guerre hanno arrestato, ma che non hanno cancellato l’idea che le differenze che noi assegnamo a luoghi e personaggi, vanno sempre ridimensionate. Così non è giusto parlare di Ischia come luogo preferito dai criminali, non è giusto proprio per un concetto di amor patrio esteso alle risorse del turismo campano. A Ischia ci sono furfanti come ce ne possono essere a Palinuro, a Marina di Camerota o a Scauri; l’unica differenza la fa la struttura del territorio e le limitazioni ad esso poste, che ad esempio fanno penare molte persone, nell’avere un facile e continuo approdo in zone del tipo di Capri. Smettiamola di affibbiare continuamente etichette, perché non è solo la pubblicità negativa che ne deriva, ma è anche l’onda d’urto che si riversa sui posti vicini come la stessa Capri. Il turismo di massa che negli ultimi anni si è riversato nell’isola azzurra ne è una dimostrazione, come l’impreparazione delle strutture isolane , ritrovatesi poi in cattività e in una condizione di ritrosia, che si riversa alla fine sugli stessi turisti. Autorevoli quotidiani nazionali hanno speso polemiche inutili sull’isola di’Ischia, nuotando tra le possibilità di investimento che il territorio di Lacco Ameno o Casamicciola possiede, rispetto ad altri suoli nostrani, e migliaia di righe polemiche sono state spese quando le ruspe hanno recentemente buttato giù uno dei monumenti all’abusivismo, anche se abitato da un lavoratore precario; ma sono solo episodi. Se vogliamo combattere la criminalità non dobbiamo analizzare dove essa si porta quando è estate, ma verificare dove e come si muove nei restanti mesi, che interessano più le nostre tasche rispetto alle abbronzature altrui.

BRUNO RUSSO

Fonte: Bruno Russo
 

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