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18/01/2011 ARTIC OLI  
Bruno Russo- [ ATTUALITA' ] LA CITTADINANZA ATTIVA DI PADRE MUZIO VETRELLA
Nell'aria tersa della sede dehoniana a Via Marechiaro, incontri Padre Muzio Vetrella e ti fermi per un attimo a rincorrere la vita, riflettendo sul modo di intendere oggi il volontariato, sia se dedito ai bambini della Bielorussia che hanno già assaggiato il fumo di Chernobil, che dei figli della terra del Camerun che devono spartire le latenze della comunità internazionale, con la capacità di fare vero volontariato, di intendere la propensione al prossimo come lavoro autentico che non vuole un ritorno, se non nella soddisfazione di renderlo migliore, propulsivo ed efficace.
Oggi fare volontariato è una costituente amorfa e delle volte inefficace, specialmente se mancano le variabili umane giuste per dedicarsi attivamente alla realizzazione di qualcosa, senza ritorno, perchè oggi tutto semmbra dover essere l'esatto equilibrio tra il dovere e il rendiconto, tra la sensibilità umana e il fabbisogno materiale che la nasconde e, certe volte, la trasforma.
Padre Muzio Vetrella non lascia niente al caso, perchè preferisce parlare non di volontariato, ma di "cittadinanza attiva", ovvero come esplicazione del compito di misericordia umana che non trova delle occasionali e mirate pedine, ma delle persone opportunamente selezionate e preparate nel percorso della carità cristiana, fino in fondo.
Mettendo così assieme la sommatoria delle gocce essenziali dell'individuo sofferente, che alla fine formeranno il mare, si intravede l'orizzonte della speranza, che può essere anche la costruzione di una residenza in Bileorussia per accogliere chi ha bisogno di riparo, di calore, di affetto, di cure.
Intendiamo troppo spesso le occasionali opere di volontariato, come emblema sociale di uno sforzo utile a tante cose, senza comporre la catena umana che va avanti, che raccoglie senza chiedersi altro i sassolini essenziali alla vita altrui, che alla fine consisteranno nella raccolta autentica di un fondo per la realizzazione di qualcosa.
Spesso, lungo tale percorso, si ha l'occasione di conoscere i potenti, che vivono in tante abitazioni della società, e che cercano un motivo per staccare una costola dall'avidità e regalarla alla gioia di un bimbo che soffre. Il motivo si chiama ritorno, è il motore che spinge la materialità ad essere ergonomica e realizzare opere di interesse comune che mentre serviranno, per poco, ad abbeverare parte del gregge, faranno crescere la pancia di chi le gestisce.
Il senso di serenità che proviene da un incontro con il Padre, deriva da molte cose, alcune delle quali impercettibili e per questo maggiormente dotate di fascino: il potere che esiste in un gesto che non vuole beneficio alcuno, se non quello che un piccolo popolo di anime riceverà dalla misericordia e dalla carità di tanti.
Nel contempo si estende alla ricomposizione dei valori ideali di chi lavora e lotta per mantenere il posto di lavoro: essi costituiscono la dignità umana che non si può nè vendere, nè svendere. La dignità umana cresce nel lavoro e non si baratta nei compromessi, anche perchè essi non serviranno alla ricomposizione di quel mondo perfetto che restituirà la dignità persa, come un oggetto al banco dei pegni.
La dignità vera è nel coraggio e nell'abnegazione alla continuità dei propri sforzi, che compongono l'albero dell'avvenire, al quale tante piccole mani dovranno al più presto raccogliere i necessari frutti.

Bruno Russo
Fonte: BRUNO RUSSO
 

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