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30/07/2010 ARTIC OLI  
Bruno Russo- SANITA': ANCHE UN PROBLEMA DI CULTURA ( DA "IL ROMA" del 30/07/2010 pag. 16 )
Se si facesse un censimento tra la popolazione napoletana, su quanti si sono personalmente o attraverso i propri cari, specialmente i più giovani, ritrovati in Ospedale per una serie di sintomi preoccupanti come febbre alta immune da tachipirine o altro, arrossamenti o veri sfoghi sopra cutanei, mal di testa forti e nausea, penso che il numero risultante sarebbe interessante. Se poi su tale cifra si facesse la stima su quanti, dopo la paura e le cure conseguenti, sono stati dimessi con un referto di puntura da zanzara o medusa, sono convinto che la percentuale sarebbe massima. Ne proviene la sensazione che in giro, soprattutto nei mesi caldi, ci siano delle malattie che prima si chiamavano virus, poi influenze generiche e ora punture da animale: la gente punta il dito contro l’inquinamento, la sporcizia, gli extracomunitari che chissà quali malattie ci hanno portato e, non ultima, la famosa immondizia che ogni tanto fa capolino all’angolo del quartiere. Molto torto non hanno, ma occorre anche aggiungere due elementi che sono altrettanto colpevoli: il cibo e le sempre più innovative medicine che assimiliamo con una sfrontatezza a volte pericolosa: l’intossicazione ne viene di seguito, perché troppi sono i medicinali sperimentali, e troppe sono le pietanze che provengono da luoghi non perfettamente garantiti o che contengono sostanze nuove. Il modo stesso poi di come mangiamo o assimiliamo gli stessi medicinali, desta i successivi sospetti: perché i medici affermano che con il caldo bisogna mangiare spesso e poco? Semplice, perché noi mangiamo male, in orari sballati e concentriamo tutta la dea fame nel ristorantino con gli amici o con la donna del momento; nonché assumiamo i medicinali in funzione del dolore e non dell’esatta posologia o della dovuta composizione. La cultura medica che ne consegue si trova impreparata, e così si limita a lanciare messaggi che non contengono nessun ingrediente dotto. Una zanzara non può portare ad uno shock anafilattico, e una medusa non può compromettere i valori sanguigni al punto da temere il peggio, o almeno sicuramente ciò non può avvenire su un campione ingente di popolazione. Di punture di zanzare ne subiamo a migliaia durante il giorno, e la povera medusa colpisce solo perché i suoi esemplari più contenuti di dimensioni, avendo timore dell’ambiente circostante, eiettano da una fessura in prossimità del suo collo un acido a forte velocità, che per questo motivo provoca sulla pelle umana la stessa sensazione delle scossa elettrica con conseguente bruciatura, che difficilmente si estingue subito. La questione allora è molto semplice: esistono delle sostanza sconosciute che assimiliamo con il cibo e i medicinali, nonché con l’accumulo di essi, che non sono certo anticorpi, anzi, pongono il sistema immunitario in una situazione di deficienze che in condizioni termodinamiche critiche, confezionano il risultato. Le nostre viscere si trovano in sostanza, come un corpo immerso in un fluido che non è a temperatura ambiante costante, e nel contempo si trova a non avere il peso biologico adatto da sostenere le variazioni che avvengono nel fluido stesso. L’apporto negativo del clima lo conosciamo, ma poco ciò che inaliamo, con la stessa ignoranza con la quale ormai beviamo acqua confezionata da anni, come se il Pianeta dopo duemila anni circa non ne possedesse più, in barba ai nostri predecessori . Dimettere una persona che si è spaventata a morte con un referto di puntura di zanzara, significa a mio avviso aumentare la dose di paura e di ignoranza con la quale viviamo, così come definire influenza una serie di malattie con non hanno nulla a che vedere con tale dicitura. Che la medicina e la sanità, di conseguenza, non siano culturalmente preparate, per non parlare strutturalmente, è un timore che cresce nella gente e chiede di essere smentito. Ovviamente solo con una informazione scientifica medica e di Pronto Soccorso, che non ottenga alla fine che uno si aggrava psicologicamente perché non ha il substrato cognitivo che permette di porre le prime difese immunitarie necessarie: conoscere la propria malattia.

BRUNO RUSSO

Fonte: Bruno Russo
 

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