WebMail

25 Aprile 2024 - 02:08

home articoli cultura giornali contattaci guestbook links ultimissime
Google
Bruno Russo- [ EVENTI ] VOLA E VA ( da "Il ROMA" del 26/02/2011 pag. 11 )
VOLA E VA’ CON GAETANO CERRITO Gaetano Cerrito è il guidatore di una macchina speciale, che corre sulle strade a percorrenza limitata che conducono a...
[ EVENTI ] QUANDO LA POESIA E’INCONTRO DI CULTURA E SOLIDARIETA’ ( da "Il ROMA" DEL 12/01/2011 pag. 12 ).
Cosa c’entra la poesia e le nuvole, con un condimento particolare come l’aglio? Ce l’ha spiegato il poeta italo-argentino Carlos Sanchez, condividendo...
Bruno Russo- [ EVENTI ] I MIEI PRIMI 40 ANNI ( da "il ROMA" del 12/01/2011 pag. 23 )
Napoli sta cambiando, almeno in questo: sta presentando una cultura del ritrovo giovanile, che considerati i coprifuochi di varie zone della collina ...
19/07/2010 ARTIC OLI  
Bruno Russo- L'ANTIDIVO DELLA COMICITA' NAPOLETANA
Si, Aldo Giuffrè era un’antidivo, come si conviene a colui che non riesce a vivere di luci riflesse e riflettori variopinti, in luogo di una recitazione a soggetto di antichissima fattura, quando le coppie dello schermo, dal cinema muto americano al teatro nostrano, condividevano la genialità duale e la dolcezza che vi si celava. Cerchiamo di immaginare quindi, cosa debba sentire il fratello Carlo, che peraltro alcuni siti internet al momento della perdita davano morto al posto di Aldo, a dimostrazione non tanto di ignoranza quando congruenza dei due nomi d’arte che, per loro volontà, è durata una vita. Una parabola che partendo dalla guerra, anno 1942 per intenderci, con la compagnia di De Filippo, andrebbe colorata di bianco e nero, perché nonostante le differenze, i normali litigi e le normali riappacificazioni, Aldo e Carlo Giuffrè sono stati la stessa cosa, nonostante una certa tendenza all’individualismo che stazionava nella loro indole. Ecco perché accorgersi che è morta una metà di se stesso, significa vedere ancora viva e fulgida la parte che se ne è volata via, quasi a depredare se stessi. In questo bianco e nero, fuori dal coro e dalle celebrazioni dotte, preferisco ricordare la singolarità di Aldo di essere stato colui che alla radio annunciò la fine della Seconda Guerra Mondiale, in quel famoso 25 Aprile, con un fare accorato e degno di un Orson Wells americano, pur appartenendo egli alla, mai disdegnata, parte verace del popolo napoletano. Ciò vuol dire che sul palcoscenico l’attore di altri tempi si ricomponeva e non si sciarmava, sedando le logiche impulsività, che sono aggravate dal pubblico severo. Infatti, la sua capacità di caratterista e trasformista, complice la singolarità del suo carattere facciale, lo rese inviso a quei registi, da Sergio Leone a Monicelli, che amavano raffigurare la caricatura del popolo del boom, e delle relatività sociali che lo stava per avvolgere. Una caricatura che per Aldo era coadiuvata dalla sua voce roca per l’intervento subito alla gola nell’ottanta, che per molti è addirittura l’unica differenza tra i due confratelli . Figlio di De Filippo o di Totò? Macchè! in realtà Aldo Giuffrè, con la sua capigliatura scura a patina e gel, caletta l’essere sornione e accattivante alla Mastroianni, nella salsa partenopea: egli è stato la rappresentazione schietta del “guaglione” napoletano, che starnazza nel cortile delle illusioni di quartiere e vive compassato il percorso che lo aspetta, ove un pizzico di volgarità in più può servire addirittura a rendere più vero il personaggio, senza agganciarlo alle emozioni e alle battute che finiscono per creare delle maschere eterne, ma a riprodurre la vera napoletanità di quartiere, silente con i suoi guai e arrogante se viene lesa nei suoi principi. La voce di Aldo si adattava bene quindi alla sveglia radiofonica dal letargo umano, al commento crudo dell’epoca bellica o al ruolo per niente freddo del doppiatore. Essere antidivo però, significa qualcosa di più, perché quando uno se la canta e se la passa così, lascia sapori antichi del teatro popolare, assai più duraturi di tante altri che rischieranno di stufare, prima o poi. Per tal motivo succede che ad onta dell’impegno teatrale da lui addotto, il riferimento per eccellenza di Aldo, il film che rappresenta oltre che un suo trofeo il trofeo del cinema italiano, è “Il buono, il brutto, il cattivo”, tre definizioni che condividono la figura di Giuffrè nel capolavoro di Sergio Leone, e che consacrano lo “spaghetti western” italiano al mondo intero: Aldo si troverà accanto a Clint Estwood, nei panni di un ufficiale nordista, una figura difficile da penetrare e decifrare come il suo stesso carattere, ma che nasconde tra quelle ciglia folte e il grugno da boxeur, la tenere definizione data dal fratello Carlo, in lacrime sciolte e un sorriso violentato: mio fratello era un ragazzo di 86 anni.

Bruno Russo


Fonte: Bruno Russo
 

Torna alle news della categoria "ARTIC OLI"
Torna alla pagina delle news

Sito Online di Euweb