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28/06/2010 ARTIC OLI  
Bruno Russo- IL COPRIFUOCO VARIOPINTO ( da 'Il ROMA' del 22/06/2010 PAG. 22 )
Tonino, ragazzo disoccupato, vende noccioline americane o all’occasione pesci rossi in una delle piazze adiacenti alla Sanità. Non si capisce se nasconde altro, ma lui sorride tra gli amici che con lo scooter, si fermano a scambiare due chiacchiere, chiudendo gli unici spazi per le auto uscenti dal controsenso del vicolo. Ora il suo chiostro sembra un’ambasciata, ricca di bandiere bianco rosso verdi, che a scacchiera rendono ancora più accattivante il prodotto, come bandiere da palio, o da formula uno, o ancor di più da contesa medioevale tra cavalieri del re. Prima vendeva sigarette di contrabbando, soprattutto Marlboro rosse, giudicate ancor più buone di quelle originali, anche se non ho mai capito il perché. Ogni tanto si ferma anche lei, Daniela, che non disdegna una chiacchiera e un sorriso, bella come mai con quegli occhi grandi scuri per niente velati dai capelli lisci e neri raccolti a coda di cavallo. Lui la guarda ed esclama: “ sei sempre fidanzata ?”, lei risponde “ si , mi dispiace “, e lui replica “ fammi sapere quando ti lasci perché sei troppo bella “; così lei sorride e accende una sigaretta dando un tono vissuto alla sua piccola testa di ragazzina napoletana dei quartieri. Sono le sette di sera e qui praticamente c’è il coprifuoco, si prepara una guerra morbida e atipica, fatta di pareti e televisori ultima generazione, da porre vicino alla finestra spalancata per il caldo incipiente, e per l’urlo atteso che deve uscire rigorosamente sconquassando l’aria e la tranquillità dei vicini, due anziane sorelle che esclameranno “ mamma mia, come gli animali “; è il gol atteso, che apre ogni mondiale nel suo segno classico: la goleada della Germania, la vittoria a stento delle squadre blasonate e il pari estenuante e sofferto dei nostri beniamini, che si ricomporranno quando si giocherà il tutto per tutto. Mentre raccolgo dal salumiere il materiale alimentare per sostenere la serata, entra una signora di mezza età, milanese, in visita dalla sorella napoletana . La sua meraviglia come ennesima scoperta dell’America, è nel porsi il solito perché dalle nostre parti i palazzi pullulano sempre di panni appesi e di grida sovrumane. Nessuno sa rispondere, ma l’evidente imbarazzo viene interrotto al suo nascere da Peppino il garzone, venti anni e novanta chili, che esclama: “ Signò, ma nun ho sapito che cà ci amma magnà l’uno cu nato? “; la signora al momento si spaventa, poi entra il marito sorridente con il tricolore acquistato da Tonino ed esclama “ uagliò stasera grande tifo ! “, in dialetto quartiere Brera, emulo infelice di un’inesistente appartenenza napoletana. Dopo pochi minuti il silenzio totale irrompe nel quartiere. L’Italia gioca la sua prima partita dei mondiali, Lippi è teso, forse non sopporta di essere già in partenza. Qualcuno si chiede, senza aver capito nulla, chi è tra i giocatori Quagliarella, l’idolo suo, del ciuccio che scotta quando gli levi le briglia e lo fai impazzire nella seconda metà campo. Il Paraguai segna, dopo aver dominato in portanza fisica e in azioni di elevatura, mentre i nostri al solito leziosi, fanno dello stile la propaganda del goal che non verrà, se non dopo aver sofferto. Si va all’intervallo in svantaggio; una tromba stonata riecheggia solitaria nel quartiere, come un lamento che non si può trattenere. Nel secondo tempo entra Camoranesi, uno che sembra provenire dalle terre sudamericane e la partita cambia di aspetto. L’Italia raggiunge il goal e la speranza. Nel quartiere inizia la festa, i botti da Capodanno si sprecano, uno di questi raggiunge la macchina dell’amministratore; una scena unica: l’ha sparato una delle due vecchiette dalla balconata traballante del palazzo antico, esclamando: “ chillu scurnacchiato, ce vo fa pittà nata vota o palazzo, chill pensa che cà ci sta o sfunno”. Poi richiude la porta e rientra in casa, richiamata a gran voce dalla sorella: “ Marì, tu l’hai firnì cu sta capa fresca “. Come la nostra città, che è da filmare ogni volta che gioca lo sport, o meglio ogni volta che qualcuno fa sul serio.

Bruno Russo

Fonte: Bruno Russo
 

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