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08/05/2010 ARTIC OLI  
Bruno Russo- IL RICORDO NAPOLETANO DELL' EROE DEI DUE MONDI ( da 'Il ROMA' del 08/05/10 PAG. 22 )
Qualcuno pensa che sia fallace parlare oggi dell’Unità d’Italia come bene condiviso e i sentimenti dei napoletani divisi tra simpatia e antipatia nei confronti dell’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, ora sono coesi nel respingere il revisionismo leghista che seppur intriso dalle lecite necessità di federalismo, nasconde molte rivendicazioni nei confronti del meridione. Se si facesse un censimento nelle case dei napoletani, la quantità risultante dei cimeli garibaldini farebbe pensare a una grande partecipazione alle giornate risorgimentali che con grande fatica caratterizzarono dal tacco dello stivale in su, la liberazione di un intero popolo sotto l’egida di un’unica bandiera. Quando le truppe garibaldine, dopo lo sbarco in Calabria, la rapida marcia verso nord e la famosa battaglia del Volturno, stentavano nell’ultimo assedio alle fortezze di Gaeta e Capua, il dado risolutivo lo gettò l’arrivo dell’esercito del Regno di Sardegna che permise successivamente, il famoso 26 Ottobre del 1860, di consegnare al Re Vittorio Emanuele la sovranità del Regno delle Due Sicilie. La convinzione di Giuseppe Garibaldi dell’univocità tra Re e Bandiera era stata sempre un monito presente e sinergico, ovvio motore e anche unico per la costruzione di uno Stato indipendente, che a distanza di tanto tempo, e di tanti fallimenti della coesione tra nord e sud, giustifica la longevità dei sentimenti borbonici del territorio partenopeo che a tutto oggi non sono trascurabili. Al nord invece, nella terra leghista, stanno venendo fuori vari risentimenti verso Garibaldi per un forte sentimento cattolico che la stessa Lega sta da tempo patrocinando: del resto è noto l’odio del Garibaldi verso il papato e tutto il clero, a tal punto da battezzare il proprio asino “Pionono” e a definire lo stesso pontefice come “un metro cubo di letame”. Giuseppe Garibaldi vedeva il Sommo rappresentante di Cristo sulla terra come principale ostacolo al progresso umano e alla fratellanza tra i popoli, e la cosa deve far molto riflettere perché oggi le cose sono cambiate e molti lo dovrebbero sapere. Un amico appassionato di storia e custode di molti oggetti garibaldini, mi raccontava che alcunii nobili napoletani hanno “ereditato” i cimeli dai parenti che hanno partecipato ai moti, ma il personaggio Garibaldi è comunque da molti considerato un bandito, che come proseliti ha fatto più fortuna nelle isole che nella città partenopea. Tra le tante una lettera dedicata a "Zi' Peppe sujo", ricordava il nomignolo con il quale gli ischitani amavano chiamare Garibaldi; ne sa qualcosa infatti il Centro Ricerche Storiche d’Ambra, ove si celebrò il bicentenario della nascita dell’eroe dei due mondi. Se Ischia è il luogo leader del ricordo, come uomini solo Craxi è stato ineguagliabile nella collezione dei cimeli garibaldini, che voleva presente nella sua stanza parlamentare, destando non poche opposizioni. La figura di Garibaldi non deve essere però l’unica a caratterizzare lo spirito migliore che volle l’unità d’Italia: mi ricordo quando ero ragazzino e studiavo la storia; mi piaceva tanto! Mi piaceva quel profumo di fumo da sparo e patate bollite che emanavano i libri della storia risorgimentale, mi piaceva il racconto dello spirito patriottico che nel sacrificio piantava lentamente la più grande bandiera: l’unità d’Italia per un solo concetto di Nazione. Se è vero che la Lega vuole un’Italia federalista, la storia è una, e quei baffi di mustacchio degli austriaci citati dai grandi poeti, era sintomatica della lotta al bacchettiamo e all’oppressione, che impediva a un sentimento più che una necessità, di diventare realtà e di cacciare lo straniero, cosa che agli stessi delatori di oggi non dovrebbe risultare ostrogoto.


BRUNO RUSSO
Fonte: Bruno Russo
 

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